giovedì 29 maggio 2014

Piazza Affari è diventato un luogo per concerti in pieno giorno?

Breve post di sfogo da Milano.

Piazza Affari, circondata da uffici, da oggi nel primo pomeriggio è luogo di prove per un concerto che si svolgerà questa sera. In pratica giovani musicisti suonano chitarre elettriche, cantano e da circa 4 ore ci deliziano con il rumore del basso. Anche con le finestre chiuse è impossibile lavorare.
Ciò si ripete circa ogni settimana, perchè una sera alla settimana dalle 19 circa in poi c'è un concerto in Piazza Affari, con birra alla spina e cocktail annessi.

Ecco l'annuncio su Vivimilano > http://vivimilano.corriere.it/locali/aperitivo-piazza-affari_223162593251.shtml?infoid=acff2e68-d2aa-11e3-a7ab-94816928f8d7-4

Dovrebbe iniziare di sera, ma questi è dalle 14 che rendono impossibile stare al pc e concentrarsi, in una delle zona più piene di gente che lavora.



Come potete notare non c'è nessuno ad ascoltarli è ancora presto.

Ma mi chiedo, è normale che il Comune autorizzi manifestazioni con musica a tutto volume in pieno giorno in pieno centro nei giorni feriali?

Milano è ancora una città per chi lavora o le priorità sono altre?

Scusate lo sfogo, ma noi (come credo altri nella zona) siamo chiusi in ufficio davanti ai pc dalle 9 di stamattina, non riusciamo a parlare tra di noi per il casino che c'è anche a finestre chiuse...
E tra poco iniziano anche a distribuire birra e cocktail dal banchetto in legno..

Benvenuti nella città dell'anarchia e del caos....Non siamo più la capitale del business italiano...

Ah se volete vedere cosa accade in un'altra zona molto bella di Milano, in Piazza Castello, guardate questo gruppo Facebook > https://www.facebook.com/pages/Piazza-Castello-%C3%A8-Milano-non-una-fiera-arancione/1401271340152027?fref=ts

Ce ne sono anche altri.

Il tema è comune... e il Comune sarebbe il caso cominciasse a preoccuparsi anche di tutti i cittadini che da mattina a sera hanno (per fortuna di questi tempi) ancora qualcosa di serio da fare.

Scusate lo sfogo eh.. ma senza regole e senza un po' di ordine questa città sta diventando invivibile..

Ah per i lavoratori (e studenti e turisti) domani ci sarà anche sciopero dei mezzi pubblici (non un evento raro da noi...)...

W Milano eh :)



giovedì 22 maggio 2014

Da giorni i taxi stanno bloccando Milano. Il caso Uber però non riguarda solo Milano

Il digitale e le regole. 
L’innovazione e il cambiamento. 
Son temi che riguardano tutti.
 
 
 
Negli ultimi mesi la città di Milano è stata luogo di diverse proteste, spesso molto accese, da parte dei tassisti, con la richiesta di contrastare Uber, applicazione per smartphone che permette agli utenti di prenotare un servizio di trasporto “fermando” autisti che si trovano il più vicino possibile al luogo da cui effettuano la richiesta. Negli ultimi giorni la protesta ha raggiunto livelli molto forti, con diverse occasioni di blocco selvaggio del servizio e diverse occasioni di scontro. Ieri a Milano è arrivato anche il ministro Lupi, per un vertice.
Momenti di particolare tensione si sono registrati sabato scorso, in occasione del Wired Next Festival, il festival dell’innovazione organizzato in un grande giardino pubblico milanese dal mensile. Il Panel dedicato al tema “Viaggiare low-cost” è stato sospeso dopo alcuni minuti quando la general manager di Uber Italia, Benedetta Arese Lucini, è stata colpita da uova quando ha cercato di prendere la parola in un confronto organizzato con l’assessore alla Mobilità Maran e Maggiolo, rappresentante del sindacato Unica Filt Cgil. Anche nei giorni successivi ci sono stati scontri e proteste continue, con la sospensione del servizio da parte di alcuni tassisti.

Ma quali sono i motivi?

Da un lato Uber, arrivato a Milano e Roma nell’aprile del 2013 utilizzando auto blindate e con un costo superiore rispetto a quello dei taxi, è accusato di fornire un servizio uguale a quello di questi ultimi senza avere però la corrispondente licenza, realizzando quindi una concorrenza di tipo sleale. Anche negli Stati Uniti è emerso il tentativo di limitare o comunque regolarizzare la questione. In Germania, circa un mese fa, una associazione di tassisti ha ottenuto un’ingiunzione da parte dell’Unione Europea che identificherebbe Uber come una vera e propria azienda, tenuta a rispettare le regole dei tassisti, e non solo come un insieme di lavoratori indipendenti che utilizzano una piattaforma di acquisto/vendita di un servizio assimilabile ad Ebay. I casi di contrasto da parte di tassisti e istituzioni non sono mancati quindi anche in altri Paesi.

Il rispetto della legalità, credo, dovrebbe essere garantito da tutte le parti. Dai tassisti, da Uber e da chi è tenuto a verificare il rispetto delle norme. Proprio tra le Istituzioni, invece, non c’è ancora un clima di collaborazione che possa consentire di riportare l’ordine e di affrontare con efficacia la tematica. Il ministro Lupi, convocato appunto ieri a Milano ad un vertice con i delegati di 23 sigle sindacali rappresentanti dei tassisti, ha affermato che ognuno deve assumersi le proprie responsabilità, chiamando in causa Comune e Regione, sottolineando che “scaricare le responsabilità su altri non serve a nessuno”.

La questione Uber-Tassisti apre domande e spunti molto utili per tutti, non solamente a Milano.

La tecnologia sta cambiando in modo esponenziale e sta offrendo a sempre più persone la possibilità di accedere a servizi che stanno modificando il nostro modo di vivere, compresa la mobilità urbana.
Come scrive Federico Ferrazza, Vicedirettore di Wired, sul suo sito “il digitale non è una complessità che stravolge solo alcuni business. Trasforma tutto. E non si può fare nulla. Altrimenti si rischia di condurre battaglie contro i mulini a vento”. Parlando del mondo dell’informazione, sottolinea come lo stesso Wired.it non sia un giornale. Anche il mondo dell’informazione, il mondo dei viaggi, il mondo della salute, il mondo del divertimento, il mondo del lavoro, tutti i mondi cambiano rapidamente.

L’innovazione pone la sfida di nuove regole, con la consapevolezza che le regole corrono molto più lentamente del cambiamento. La sfida però è qui. Nel risolvere il trade-off tra favorire l’innovazione e il cambiamento che derivano da un mondo sempre più digitale e nello stesso tempo tutelare il rispetto delle leggi e delle regole. La tecnologia non è un problema, ma va affrontata. Non è sovvertendo all’ordine pubblico o schierandosi dietro barricate ideologiche che si ferma, ne si agevola.La sfida credo sia nelle mani delle Istituzioni.
I tassisti chiedono chiarezza e rispetto delle regole attualmente presenti in particolare riguardo a licenze e concorrenza.
Uber e chi la sostiene chiede possibilità di innovare e di offrire un nuovo servizio.
A istituzioni e legislatori la palla in mano, se saranno capaci, per favorire lo sviluppo del nuovo, tra corporazioni e burocrazia, senza creare situazioni di mancato rispetto di regole e vincoli e favorendo, attraverso eventuali modifiche (democratiche) di regole e vincoli, il cambiamento.
Chiedere risposte è logico. E i tassisti lo stanno facendo anche se con metodi molto discutibili, come il blocco ad oltranza della città da giorni.
Ma la questione è più ampia. Non riguarda solo i taxi. Il digitale sta cambiando il modo di vivere e l’Italia, come gli altri Paesi che puntano a restare competitivi e a migliorare mobilità e stili di vita all’interno dei loro confini, non possono permettersi di perdere l’opportunità di rispondere.

Articolo pubblicato da Javan24  
> http://www.javan24.it/News.asp?SelCat=53&Azione=Dettaglio&Id=4132 

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lunedì 12 maggio 2014

Viaggio in Italia. Roberto Napoletano. Nuovo acquisto

Ho approfittato della rapida pausa pranzo per passare in libreria, proprio qui in Galleria Vittorio Emanuele a Milano, per acquistarlo.

Viaggio in Italia di Roberto Napolitano.



Avevo letto diverse recensioni, tra cui queste http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2014-05-11/le-recensioni-viaggio-italia-roberto-napoletano-171434.shtml, e ho scelto di leggerlo, non so ancora quando, ma lo leggerò.

"Un Paese che soffre ma non si arrende"

"Abbiamo bisogno di uomini che smettano di nascondersi, dicano la verità e comincino a sporcarsi le mani".

Appena acquistato il libro leggo queste frasi, intorno al libro una fascetta di carta le riporta.

Questo libro, da quel che ho potuto leggiucchiare in recensioni e appena aperta la prima pagina, parla di Italia da parte di una persona che attraversandola la osserva.
I difetti e i limiti del Paese sono al centro di queste pagine, come la speranza che il Paese da questi difetti e limiti possa liberarsi, con una forte revisione di se stesso, con un forte cambiamento.

Italia è frenata dalla crisi e dell'Europa, è vero. Penso però che l'Italia sia frenata soprattutto da se stessa e dal suo modo di essere.
Un'Italia instabile, con governi instabili (5 compagini di ministri in pochi anni), come può pretendere di avere voce e forza in Europa (in Unione Europea)?
L'Euro come potrà essere a misura di Italia se l'Italia ha mille difetti e cammina a passi lentissimi per eliminarli?
Governi impotenti, con decreti legge e Parlamenti traballanti, come possono trovare soluzioni?

L'Italia, secondo me, avrebbe bisogno di cambiamenti enormi, per superare quegli ostacoli che le impediscono di ripartire, come corruzione, incertezza, burocrazia, tasse, complicazione delle norme, tropppi interessi politici nella finanza, nello sviluppo, nella giustizia, lunghezza estrema di quest'ultima, scarso investimento in PMI, poco coordinamento tra diversi attori pubblici che supportano le imprese, ritardo nei pagamenti da parte del grande creditore delle aziende che è lo Stato...


Bene... Leggerò molto volentieri questo libro appena mi sarà possibile.. Consiglio ovviamente di farlo a tutti voi, anche condividendo magari con me qualche vostro pensiero.

venerdì 9 maggio 2014

Emergenza profughi a Milano Centrale

Difficile abbassare lo sguardo. 
Necessario chiedere risposte e azioni coordinate a livello nazionale ed internazionale 

Articolo pubblicato da Javan24  

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Passando dalla Stazione Centrale di Milano, arrivando o partendo dalla città, è impossibile rimanere indifferenti, è impossibile non notare quello che sta accadendo. Spesso le televisioni e i giornali mostrano servizi e immagini di barconi pieni di migranti che arrivano sulle coste italiane. Qui al Nord, in pochi anni le città si sono riempite di persone provenienti da ogni dove, in particolare Africa, Asia ed Est Europa, ma l’emergenza degli sbarchi solitamente è vissuta così, davanti alla televisione o leggendo un articolo.





In stazione centrale però, in questi giorni, c’è qualcosa che colpisce forte, da vicino, chi la attraversa.
Sul mezzanino che porta dal piazzale antistante ai binari centinaia di persone attendono. La stragrande maggioranza è siriana, tutti hanno negli occhi storie che solo ad immaginarle vengono i brividi. Tantissimi i bambini, molti piccolissimi. Tantissime le donne incinta. Si notano i nuclei familiari.
La scorsa settimana l’emergenza è stata forte e si prevedono nuove situazioni di forte criticità, forse già tra giovedì e venerdì. Si parla di quasi 800 persone giunte in pochi giorni soprattutto attraverso treni provenienti dal Sud Italia. Gente diretta prevalentemente verso il Nord Europa. La Protezione Civile, la Croce Rossa e molte associazioni di volontariato cercano di occuparsi di loro facendo del loro meglio. Ma non basta. Il Comune di Milano partecipa mettendo a disposizione le proprie strutture e nei centri di accoglienza, con un rimborso di 30 euro al giorno per persona dalla Prefettura, ma non basta. I posti non sono sufficienti e molte persone rimangono in Stazione Centrale, diventato ormai purtroppo un campo profughi.

Pochi giorni fa il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, ha ribadito che "La città da sola non può farcela. Senza un intervento preciso sulle competenze, dovremo prendere posizioni molto forti che non vogliamo perché parliamo comunque di persone che soffrono".
Il riferimento è al governo e all’Europa, contro cui hanno rivolto critiche anche il governatore della Regione Lombardia, Roberto Maroni, e il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini. Accese le dichiarazioni di quest’ultimo, che ha denunciato come "quella che dovrebbe essere una grande stazione per Expo assomiglia a un campo profughi"; criticando direttamente Renzi e Alfano, nonché l’operazione Mare Nostrum, operazione militare e umanitaria nel Mar Mediterraneo iniziata il 18 ottobre 2013 per fronteggiare l’emergenza umanitaria nello Stretto di Sicilia, favorendo l’incremento del flusso dei migranti. Nervoso lo scontro con Pierfrancesco Majorino, assessore alle Politiche Sociali del Comune, che ha rivolto forti accuse all’esponente leghista.



Polemiche a parte, tutti concordano sulla gravità dell’emergenza.



Secondo l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani la quota delle vittime del conflitto civile in Siria ha superato, tra il 2011 e il 2014, la quota di 150.000 vittime, tra cui civili e circa 8000 bambini. Le notizie delle stragi sono all’ordine del giorno e ciò inevitabilmente porterà a nuovi forti flussi migratori nei prossimi mesi.  Migliaia di persone arriveranno sulle nostre coste e una gestione improvvisata dell’emergenza non può che risultare fallimentare. Un Comune, una Regione, uno Stato da soli non possono affrontarla.
Molti vedono una mancanza di assunzione di responsabilità da parte dell’Unione Europea, vista come assente e distante nell’affrontare la questione dei migranti provenienti dall’Africa che, inevitabilmente, è difficile possa essere affrontata singolarmente da ciascun Paese, soprattutto per quei Paesi come il nostro che distano poche miglia dalle coste nordafricane. Contro i leader europei si era espresso fortemente anche l’Amnesty International in un documento diffuso lo scorso dicembre intitolato “Un fallimento internazionale: la crisi dei rifugiati siriani”. L’organizzazione ha evidenziato, in particolare, come gli Stati Membri dell’UE abbiano data scarsa disponibilità ad accogliere i rifugiati siriani più vulnerabili, rendendo difficili gli ingressi ufficiali e favorendo quindi la tratta clandestina di esseri umani disposti ad intraprendere viaggi della speranza con ogni mezzo.
Le polemiche sono molte e su questioni così delicate ognuno ha una propria sensibilità.
Certamente, passando per la Stazione Centrale di Milano in questi giorni, non si può rimanere indifferenti. L’indignazione è molta. L’attesa di risposte e di coordinamento a livello nazionale ed internazionale una speranza e, ormai, una necessità.
 

lunedì 5 maggio 2014

EXPO 2015: Occasione di sviluppo non solo per Milano, ma per l’Italia

Manca meno di un anno e anche la Sicilia ha deciso di credere in Expo.
 

Articolo pubblicato da Javan24  
http://www.javan24.it/News.asp?SelCat=49&Azione=Dettaglio&Id=4009)

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La sera del 30 aprile è iniziato ufficialmente il countdown: meno 365 giorni ad Expo 2015.
Il conto alla rovescia è cominciato in diretta su Rai 1, con uno spettacolo presentato da Antonella Clerici, con la grande voce di Andrea Bocelli, diretta dal maestro Andrea Morricone e accompagnata dall’orchestra Rai, dalla piazza Gae Aulenti di Milano, circondata dai nuovi grattacieli luccicanti costruiti negli ultimi anni e gremita di gente.
Presenti all’evento il Commissario Unico per Expo Milano 2015, Giuseppe Sala, il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, e il Presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni. Quest’ultimo ha sottolineato come, straordinariamente rispetto a quanto capita spesso in Italia, tutte le istituzioni siano impegnate per questo grande evento e stiano lavorando unite, nonostante siano guidate da esponenti di partiti diversi.
Maroni non ha esitato a sollecitare il Governo nel “fare quello che ha promesso di fare e non sta facendo”, riferendosi all’impegno di mettere nella società Expo 60 milioni per rilevare la quota della Provincia di Milano e all’impegno di organizzare il Cipe per deliberare la defiscalizzazione della Pedemontana, opera connessa ad Expo (considerata poco utile da una recente dichiarazione del sindaco di Milano, Giuliano Pisapia).
L’Esposizione Universale durerà 6 mesi, dal 1 maggio al 31 ottobre 2015 e sarà centrata sul tema “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”, rappresentando un’occasione cruciale non solo per Milano, ma per l’intera Lombardia e per Paese, soltanto se saremo in grado di arrivarci superando le criticità e recuperando i ritardi, soprattutto a livello infrastrutturale.
Le stime sull’evento parlano di oltre 20 milioni di visitatori attesi, 12 milioni di Italiani e 8 milioni di stranieri, con oltre 140 nazioni rappresentate in un’area espositiva di circa 1 milione di metri quadrati, con oltre 60 padiglioni.
Il nostro Paese ha ospitato negli ultimi decenni diversi grandi eventi il cui impatto positivo su PIL e crescita è stato ridotto rispetto alle opportunità e alle aspettative: due Olimpiadi invernali, una Olimpiade estiva e un campionato mondiale di calcio. L’Expo attirerà circa il doppio delle persone attirate con queste manifestazioni. E’ quanto sottolineato da Massimo Russo nell’editoriale di Wired di aprile.
L’Expo potrà essere un volano per l’economia italiana solo se sarà in grado di risvegliare un senso di sistema, con la creazione di sinergie tra le diverse istituzioni e i diversi enti locali, per la promozione del Made in Italy, attraverso i prodotti alimentari fulcro della manifestazione ma anche attraverso la promozione della stessa Italia, del suo territorio, dei suoi luoghi.
Come affermato dallo stesso Giuseppe Sala, Commissario Unico per l’Expo, sempre in un’intervista su Wired, l’autonomia regionale in questo contesto non funziona. “L’Italia – afferma Sala – investe ogni anno 1 milione di euro in promozione turistica: ma 970 milioni arrivano dalle regioni e solo 30 dall’autorità centrale. Le iniziative dei singoli sono apprezzabilissime, ma dobbiamo costruire un sistema”.
L’Expo 2015, infatti, attirerà visitatori provenienti che percorreranno decine di migliaia di chilometri per raggiungerlo, provenienti per esempio da Asia, Paesi Arabi, Americhe, e sicuramente tali visitatori saranno incuriositi dal percorrere poche centinaia di chilometri per visitare non solo Milano e l’area espositiva ma il nostro Paese, per conoscerne la cultura, l’arte, l’enogastronomia, i luoghi.
Fondamentale sarà poi la promozione, verso tutti i visitatori di Expo e verso tutti gli spettatori, di un Sistema Italia, del Made in Italy, attirando curiosità verso il nostro Paese di cui il nostro turismo e la nostra economia possa beneficiare non solo nel 2015, ma soprattutto negli anni successivi.
La Regione Sicilia ha colto l’importanza di Expo 2015. Sarà lei - prima regione italiana partner ufficiale di Expo Milano 2015 - a guidare il Cluster Bio-Mediterraneo, isola espositiva (su uno spazio di oltre 7000 metri quadrati) che accomunerà 12 Paesi del bacino del Mediterraneo e che sarà dedicata al tema della biodiversità e alla Dieta Mediterranea.
Expo costituirà certamente un’occasione unica per presentare le eccellenze dell’agroalimentare e per promuovere il Brand Sicilia e in generale il Brand Italia.
Le sfide e le criticità da affrontare e su cui lavorare nei prossimi 12 mesi sono diverse, in primis le tematiche legate ai trasporti.
Sta all’Italia ora trovare il modo per trasformare Expo 2015 in un volano per la propria economia, per non perdere un’occasione rara, che si presenta una volta nella storia della nazione.